venerdì 12 settembre 2025
domenica 7 settembre 2025
La Luce tra medicina e alchimia
La Luce tra medicina e alchimia
dott. GIUSEPPE IMBRIANI
Parlando di luce, viene spontaneo pensare al sole, la stella del nostro sistema planetario, simbolo di vita per tutti gli esseri viventi della Terra.
È risaputo che nelle piante la fotosintesi clorofilliana rende possibile la sintesi di sostanze organiche da materiale inorganico.
Si conoscono comunque anche altri effetti dell’energia luminosa.
La luce assorbita da una quantità relativamente piccola di molecole, quali la clorofilla delle piante, sollecita il movimento tropico (l’accrescimento) e il movimento tattico (l’orientamento) ed inoltre arricchisce di energia il sistema biologico, non solo nel mondo vegetale ma anche in quello animale.
L’azione di movimento tropico nel mondo animale (di cui l’uomo fa parte) si riconosce nell’attivazione da parte della luce della Vitamina D, indispensabile per la costruzione della struttura ossea.
La Totalità delle suddette “fotorisposte” va sotto il nome di “fotomorfogenesi”.
Nel mondo vegetale ad assimilare l’energia luminosa è il cosiddetto “fitocromo” (pigmento della clorofilla) ed è interessante constatare che la lunghezza d’onda dell’energia assimilata è specifica, risulta infatti differente da pianta a pianta.
Come dire: ogni pianta (o in generale ogni essere) assorbe la qualità, la lunghezza d’onda di energia luminosa che desidera, la qualità di luce per la quale è predisposta.
Ovvero: ogni essere si “nutre” di una qualità specifica di energia luminosa, consona alle “antenne” che il soggetto ha in se preimpostato.
La scienza ha avuto già sempre la luce quale oggetto di ricerca.
Azzardando una breve sintesi delle varie ipotesi, si può dire che si è passati più volte dalla concezione corpuscolare a quella ondulatoria.
L’una, la corpuscolare, teorizza prima “corpuscoli” e dopo “quanti” o “fotoni” che si staccano dal corpo luminoso, ossia massa di consistenza infinitesimale ma ancora misurabile che si stacca da una massa più grande.
La seconda, l’ondulatoria, teorizza invece onde sferiche generate dall’agitazione delle particelle del corpo luminoso stesso, ossia a staccarsi non sarebbe una massa bensì un’onda senza consistenza alcuna.
Nell’analisi sperimentale scientifica ci si è dovuti confrontare con il paradosso che la prima teoria escludeva la seconda e viceversa, finché si è giunti ad una visione intermedia che considera la luce sia corpuscolo che onda, per poi definire l’energia luminosa una radiazione elettromagnetica, con lunghezze d’onda ben precise.
Nella filosofia alchemica la luce viene considerata “il principio fisico – metafisico”, il punto di unione tra l’impalpabile ed il palpabile, “il principio primo” (l’1), sgusciato dall’uovo filosofico, dallo 0, infinito e nulla. Essa è la “favilla” tra massa e non–massa che mette in relazione l’unico con il molteplice e, in quanto principio comune nel molteplice (tutti i numeri sono divisibili per 1), è anche la “chiave di lettura simbolica” che rende intelligibile la realtà fisica.
La luce, addentrandosi nel suo percorso involutivo, lascia quindi la sua purezza originale per condensarsi in maniera sempre più fitta creando gradualmente l’ombra: il “principio secondo” (il 2) o “materia madre”.
L’ombra è di natura duale: ombra stessa e luce, nero e bianco, yin e yang; perpetuandosi in densità diverse determina poi il molteplice del mondo fisico.
O come direbbe l’Alchimista: per rinnovarsi nel molteplice l’ombra duale, quale fertile donna, si lascia progressivamente fecondare dal seme maschio della luce, concependo un figlio, il “principio terzo” (il 3).
La medesima luce che ha creato il mondo fisico, ora, nella lunghezza d’onda del 3, lo anche vivifica, lo rinnova all’infinito con nuova energia ed azione.
Detto in altri termini nella concezione alchemica la luce è il Mercur, “lo spirito divino”, che nelle varie lunghezze d’onda si condensa nella materia prima come Sulfur ( = soggetto virtuoso) e poi come Sal ( = soggetto fisico), permanendo comunque nella massa in una più bassa vibrazione ancora come Mercur( = soggetto spirituale).
L’Alchimia individua dunque nell’essere un soggetto spirituale, un soggetto fisico e un soggetto virtuoso; non come agenti separati, ma uni e trini contemporaneamente.
Il soggetto spirituale (o Mercur alchemico) è nell’1: il principio simbolico dell’emanazione della luce astrale, la spiritualità o la virtù assoluta; è nel 3: l’intelligenza collettiva, l’energia, l’azione evolutiva che plasma, con la materia madre, la forma e diventa nella forma Quintessenza (il 5):
il quinto elemento che sostiene i 4: terra, fuoco, acqua e aria (o detto in termini scientifici, il COHN = Carbonio, Ossigeno, Idrogeno, Azoto, elementi base della costruzione organica, sostenuti dal quinto elemento o etere Aristotelico).
Il Mercur, nel 5, quale quinto elemento è la forza vitale, il principio curativo, l’intelligenza individuale, l’azione guaritrice della Natura.
Come 9 il Mercur è inoltre la forza spirituale, il richiamo al divino, la nostalgia del paradisiaco che riconduce l’essere alla fonte.
Il soggetto fisico (o Sal alchemico), composto a sua volta da un’alternanza di luce e di ombra più o meno densa, alternanza di luce in varie lunghezze d’onda, è invece nel 2: il principio simbolico della materia madre, della dimora, del ricettacolo, che diventa nel 4: la struttura del corpo fisico; con esso nel macrocosmo della forma diviene poi 6: il tondo dell’organico e, alzandosi vibrazionalmente di “ottava”, diviene quindi 8: l’infinita evoluzione della Natura.
Nel microcosmo la luce prende invece struttura triangolare, quale cristallina condensazione del “pensiero, del mentale (il 3). La qualità del Sal è comunque direttamente proporzionale al suo:
soggetto virtuoso (o Sulfur alchemico): figlio della luce e del buio manifesto che rappresenta appunto il principio simbolico della virtù del soggetto.
Lo spirito (o Mercur) nelle sue diverse vibrazioni 1, 3 e 5 emerge, sublima, dalle varie densità della materia (o Sal) 6, 4, e 2 plasmando il seme dell’anima: il Sulfur, il 7.
Il Sulfur è quindi la vibrazione tra spirito e corpo 1 + 6 (= 7), tra intelligenza e struttura 3 + 4 (= 7), tra essenza e materia madre 5 + 2 (= 7); è l’anima che determina nel corpo fisico una “qualità virtuosa individuale”.
Pur partendo tutto da una sola luce, un solo “principio”, l’energia luminosa crea progressivamente, in densità diverse, 3 “principi”, 3 “soggetti” ( o meglio 3 qualità dello stesso soggetto) e, come in un ologramma, ogni singolo principio li contiene in se tutti e tre in nuove vibrazioni e densità, e ognuno di quest’ultimi a sua volta contiene nuovamente i tre principi in ancora diverse densità e ciò non 1, 10, 1000 volte, ma all’infinito, sia verso la scomposizione microcosmica, che verso la condensazione macrocosmica e sia verso tutte le direzioni dimensionali ancora sconosciute.
Mercur, Sulfur e Sal (Spirito , Anima e Corpo), uni e trini, costruiscono quindi insieme il “soggetto”; sia nel mondo vegetale che nel mondo animale che nel mondo minerale.
Mercur e Sulfur sono presenti nel Sal, nel contenitore, nella struttura del corpo fisico, e non solo in un significato puramente virtuale, ma in maniera tangibile, condensati nella materia della quale ne determinano la qualità.
Quanta più intelligenza e virtù, tanto più sano ed efficiente il corpo fisico, tanto più pura e lucente la sua struttura; viceversa un Sal, un corpo purificato “filtra” e “accoglie” il suo Mercur, la sua intelligenza, il quale sublima poi il suo Sulfur, la sua virtù.
È così che le tre componenti della stessa unità, Spirito Anima e Corpo evolvono vicendevolmente le loro qualità.
Nel linguaggio dell’alchimista si direbbe: lo Spirito incalza l’Anima, l’anima redenta purifica la Terra, la Terra pura è quindi pronta per accogliere il nuovo seme il quale può germogliare a nuova vita; in un ciclo di cause ed effetti che pervadono micro e macrocosmo.
Una evoluzione senza inizio né fine, di ciclica, perpetua trasformazione.
Per la medicina alchemica la malattia è la prevalenza patologica dell’ombra sulla luce.
L’ombra diviene sempre più fitta, condensata, concrementata.
A livello organico il ristagno della concrementazione, l’indurimento della materia, crea intasamento, l’intasamento sempre più ristagno; i flussi (sanguigni, linfatici, energetici) oramai densi e pesanti rallentano e ciò si traduce in inquinamento dei liquidi e dei tessuti.
Il chemismo inquinato produce deviazione delle trasmissioni elettrobiochimiche nei nervi e nei tessuti, con conseguente deviazione delle funzioni organiche.
Il tessuto saturo di tossine diventa inoltre il terreno adatto per l’insediamento microbico.
All’infiammo e all’infezione segue poi la fase degenerativa.
A livello psico–emotivo la concentrazione d’ombra si traduce in paura, sfiducia, incertezza, chiusura, tristezza, pressione, menzogna, ingratitudine, rancore ed altri sentimenti “bui”.
Nella preparazione alchemica “in vitro” l’esaltazione della “valenza medicinale” (di sostanze base naturali provenienti dai tre mondi: minerale, vegetale e animale) non è che l’esaltazione della virtù sulla tossicità, della luce sul buio; come dire che il rimedio naturale ci presta la sua virtù per sollecitare la nostra.
Tali Elisir diventano così, validi aiuti per portare luce nel buio, grazia nella disgrazia, partendo dalla lunghezza d’onda della luce liberata dalla sostanza purificata che con essi assumiamo.
Ma l’esaltazione virtuosa definitiva deve comunque avvenire nel profondo del nostro essere.
È lì che la luce deve superare il buio, la virtù il veleno.
E se luce è energia, se luce è chiarezza, lealtà, morale, apertura, amicizia, consapevolezza, gratitudine, gioia, amore, l’esaltazione di tali virtù non può che portare guarigione e salute, allo spirito, all’anima e al corpo.
Se l’equilibrio viene raggiunto nella lunghezza d’onda consona al soggetto, il gioco di luci e d’ombra crea nella struttura un’armonia di forme e di colori, donando la virtù di essere sano e di sanare, poiché ciò che è puro non può che sollecitare purezza, ciò che è luce non può che indurre lucentezza, sia in vitro che nel corpo che nell’intimo individuale.
E come il calore del sole evolve la sostanza nell’atmosfera terrestre, così l’amore, il sole, libero di splendere nel nostro cuore, elargisce generoso la gioia della consapevolezza dell’1, del principio primo in noi: la luce, la scintilla divina.
La Luce tra medicina e alchimia
dott. GIUSEPPE IMBRIANI
Parlando di luce, viene spontaneo pensare al sole, la stella del nostro sistema planetario, simbolo di vita per tutti gli esseri viventi della Terra.
È risaputo che nelle piante la fotosintesi clorofilliana rende possibile la sintesi di sostanze organiche da materiale inorganico.
Si conoscono comunque anche altri effetti dell’energia luminosa.
La luce assorbita da una quantità relativamente piccola di molecole, quali la clorofilla delle piante, sollecita il movimento tropico (l’accrescimento) e il movimento tattico (l’orientamento) ed inoltre arricchisce di energia il sistema biologico, non solo nel mondo vegetale ma anche in quello animale.
L’azione di movimento tropico nel mondo animale (di cui l’uomo fa parte) si riconosce nell’attivazione da parte della luce della Vitamina D, indispensabile per la costruzione della struttura ossea.
La Totalità delle suddette “fotorisposte” va sotto il nome di “fotomorfogenesi”.
Nel mondo vegetale ad assimilare l’energia luminosa è il cosiddetto “fitocromo” (pigmento della clorofilla) ed è interessante constatare che la lunghezza d’onda dell’energia assimilata è specifica, risulta infatti differente da pianta a pianta.
Come dire: ogni pianta (o in generale ogni essere) assorbe la qualità, la lunghezza d’onda di energia luminosa che desidera, la qualità di luce per la quale è predisposta.
Ovvero: ogni essere si “nutre” di una qualità specifica di energia luminosa, consona alle “antenne” che il soggetto ha in se preimpostato.
La scienza ha avuto già sempre la luce quale oggetto di ricerca.
Azzardando una breve sintesi delle varie ipotesi, si può dire che si è passati più volte dalla concezione corpuscolare a quella ondulatoria.
L’una, la corpuscolare, teorizza prima “corpuscoli” e dopo “quanti” o “fotoni” che si staccano dal corpo luminoso, ossia massa di consistenza infinitesimale ma ancora misurabile che si stacca da una massa più grande.
La seconda, l’ondulatoria, teorizza invece onde sferiche generate dall’agitazione delle particelle del corpo luminoso stesso, ossia a staccarsi non sarebbe una massa bensì un’onda senza consistenza alcuna.
Nell’analisi sperimentale scientifica ci si è dovuti confrontare con il paradosso che la prima teoria escludeva la seconda e viceversa, finché si è giunti ad una visione intermedia che considera la luce sia corpuscolo che onda, per poi definire l’energia luminosa una radiazione elettromagnetica, con lunghezze d’onda ben precise.
Nella filosofia alchemica la luce viene considerata “il principio fisico – metafisico”, il punto di unione tra l’impalpabile ed il palpabile, “il principio primo” (l’1), sgusciato dall’uovo filosofico, dallo 0, infinito e nulla. Essa è la “favilla” tra massa e non–massa che mette in relazione l’unico con il molteplice e, in quanto principio comune nel molteplice (tutti i numeri sono divisibili per 1), è anche la “chiave di lettura simbolica” che rende intelligibile la realtà fisica.
La luce, addentrandosi nel suo percorso involutivo, lascia quindi la sua purezza originale per condensarsi in maniera sempre più fitta creando gradualmente l’ombra: il “principio secondo” (il 2) o “materia madre”.
L’ombra è di natura duale: ombra stessa e luce, nero e bianco, yin e yang; perpetuandosi in densità diverse determina poi il molteplice del mondo fisico.
O come direbbe l’Alchimista: per rinnovarsi nel molteplice l’ombra duale, quale fertile donna, si lascia progressivamente fecondare dal seme maschio della luce, concependo un figlio, il “principio terzo” (il 3).
La medesima luce che ha creato il mondo fisico, ora, nella lunghezza d’onda del 3, lo anche vivifica, lo rinnova all’infinito con nuova energia ed azione.
Detto in altri termini nella concezione alchemica la luce è il Mercur, “lo spirito divino”, che nelle varie lunghezze d’onda si condensa nella materia prima come Sulfur ( = soggetto virtuoso) e poi come Sal ( = soggetto fisico), permanendo comunque nella massa in una più bassa vibrazione ancora come Mercur( = soggetto spirituale).
L’Alchimia individua dunque nell’essere un soggetto spirituale, un soggetto fisico e un soggetto virtuoso; non come agenti separati, ma uni e trini contemporaneamente.
Il soggetto spirituale (o Mercur alchemico) è nell’1: il principio simbolico dell’emanazione della luce astrale, la spiritualità o la virtù assoluta; è nel 3: l’intelligenza collettiva, l’energia, l’azione evolutiva che plasma, con la materia madre, la forma e diventa nella forma Quintessenza (il 5):
il quinto elemento che sostiene i 4: terra, fuoco, acqua e aria (o detto in termini scientifici, il COHN = Carbonio, Ossigeno, Idrogeno, Azoto, elementi base della costruzione organica, sostenuti dal quinto elemento o etere Aristotelico).
Il Mercur, nel 5, quale quinto elemento è la forza vitale, il principio curativo, l’intelligenza individuale, l’azione guaritrice della Natura.
Come 9 il Mercur è inoltre la forza spirituale, il richiamo al divino, la nostalgia del paradisiaco che riconduce l’essere alla fonte.
Il soggetto fisico (o Sal alchemico), composto a sua volta da un’alternanza di luce e di ombra più o meno densa, alternanza di luce in varie lunghezze d’onda, è invece nel 2: il principio simbolico della materia madre, della dimora, del ricettacolo, che diventa nel 4: la struttura del corpo fisico; con esso nel macrocosmo della forma diviene poi 6: il tondo dell’organico e, alzandosi vibrazionalmente di “ottava”, diviene quindi 8: l’infinita evoluzione della Natura.
Nel microcosmo la luce prende invece struttura triangolare, quale cristallina condensazione del “pensiero, del mentale (il 3). La qualità del Sal è comunque direttamente proporzionale al suo:
soggetto virtuoso (o Sulfur alchemico): figlio della luce e del buio manifesto che rappresenta appunto il principio simbolico della virtù del soggetto.
Lo spirito (o Mercur) nelle sue diverse vibrazioni 1, 3 e 5 emerge, sublima, dalle varie densità della materia (o Sal) 6, 4, e 2 plasmando il seme dell’anima: il Sulfur, il 7.
Il Sulfur è quindi la vibrazione tra spirito e corpo 1 + 6 (= 7), tra intelligenza e struttura 3 + 4 (= 7), tra essenza e materia madre 5 + 2 (= 7); è l’anima che determina nel corpo fisico una “qualità virtuosa individuale”.
Pur partendo tutto da una sola luce, un solo “principio”, l’energia luminosa crea progressivamente, in densità diverse, 3 “principi”, 3 “soggetti” ( o meglio 3 qualità dello stesso soggetto) e, come in un ologramma, ogni singolo principio li contiene in se tutti e tre in nuove vibrazioni e densità, e ognuno di quest’ultimi a sua volta contiene nuovamente i tre principi in ancora diverse densità e ciò non 1, 10, 1000 volte, ma all’infinito, sia verso la scomposizione microcosmica, che verso la condensazione macrocosmica e sia verso tutte le direzioni dimensionali ancora sconosciute.
Mercur, Sulfur e Sal (Spirito , Anima e Corpo), uni e trini, costruiscono quindi insieme il “soggetto”; sia nel mondo vegetale che nel mondo animale che nel mondo minerale.
Mercur e Sulfur sono presenti nel Sal, nel contenitore, nella struttura del corpo fisico, e non solo in un significato puramente virtuale, ma in maniera tangibile, condensati nella materia della quale ne determinano la qualità.
Quanta più intelligenza e virtù, tanto più sano ed efficiente il corpo fisico, tanto più pura e lucente la sua struttura; viceversa un Sal, un corpo purificato “filtra” e “accoglie” il suo Mercur, la sua intelligenza, il quale sublima poi il suo Sulfur, la sua virtù.
È così che le tre componenti della stessa unità, Spirito Anima e Corpo evolvono vicendevolmente le loro qualità.
Nel linguaggio dell’alchimista si direbbe: lo Spirito incalza l’Anima, l’anima redenta purifica la Terra, la Terra pura è quindi pronta per accogliere il nuovo seme il quale può germogliare a nuova vita; in un ciclo di cause ed effetti che pervadono micro e macrocosmo.
Una evoluzione senza inizio né fine, di ciclica, perpetua trasformazione.
Per la medicina alchemica la malattia è la prevalenza patologica dell’ombra sulla luce.
L’ombra diviene sempre più fitta, condensata, concrementata.
A livello organico il ristagno della concrementazione, l’indurimento della materia, crea intasamento, l’intasamento sempre più ristagno; i flussi (sanguigni, linfatici, energetici) oramai densi e pesanti rallentano e ciò si traduce in inquinamento dei liquidi e dei tessuti.
Il chemismo inquinato produce deviazione delle trasmissioni elettrobiochimiche nei nervi e nei tessuti, con conseguente deviazione delle funzioni organiche.
Il tessuto saturo di tossine diventa inoltre il terreno adatto per l’insediamento microbico.
All’infiammo e all’infezione segue poi la fase degenerativa.
A livello psico–emotivo la concentrazione d’ombra si traduce in paura, sfiducia, incertezza, chiusura, tristezza, pressione, menzogna, ingratitudine, rancore ed altri sentimenti “bui”.
Nella preparazione alchemica “in vitro” l’esaltazione della “valenza medicinale” (di sostanze base naturali provenienti dai tre mondi: minerale, vegetale e animale) non è che l’esaltazione della virtù sulla tossicità, della luce sul buio; come dire che il rimedio naturale ci presta la sua virtù per sollecitare la nostra.
Tali Elisir diventano così, validi aiuti per portare luce nel buio, grazia nella disgrazia, partendo dalla lunghezza d’onda della luce liberata dalla sostanza purificata che con essi assumiamo.
Ma l’esaltazione virtuosa definitiva deve comunque avvenire nel profondo del nostro essere.
È lì che la luce deve superare il buio, la virtù il veleno.
E se luce è energia, se luce è chiarezza, lealtà, morale, apertura, amicizia, consapevolezza, gratitudine, gioia, amore, l’esaltazione di tali virtù non può che portare guarigione e salute, allo spirito, all’anima e al corpo.
Se l’equilibrio viene raggiunto nella lunghezza d’onda consona al soggetto, il gioco di luci e d’ombra crea nella struttura un’armonia di forme e di colori, donando la virtù di essere sano e di sanare, poiché ciò che è puro non può che sollecitare purezza, ciò che è luce non può che indurre lucentezza, sia in vitro che nel corpo che nell’intimo individuale.
E come il calore del sole evolve la sostanza nell’atmosfera terrestre, così l’amore, il sole, libero di splendere nel nostro cuore, elargisce generoso la gioia della consapevolezza dell’1, del principio primo in noi: la luce, la scintilla divina.
mercoledì 16 aprile 2025
giovedì 3 aprile 2025
mercoledì 12 marzo 2025
Ecologia della Salute
dott. GIUSEPPE IMBRIANI
La medicina accademica ha fatto dei veri passi da gigante. È in grado di ricucire insieme parti minuscole; individua la malattia nella cellula, nei geni.
Ma nella premura di indagare minuziosamente “il ramo”, sembra talvolta abbia perso di vista “l’albero”, dimenticando altresì di essere “nel bosco”.
Così per “combattere” un squilibrio interviene in un sistema, dimenticando ancora che “la Natura cerca e trova sempre un suo equilibrio” e che “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”.
La Medicina Naturale, l’ottica naturopatica, invece considera l’uomo una unità globale, un ecosistema interconnesso a più grandi ecosistemi, un microcosmo in diretta relazione con il macrocosmo.
Partendo da tale presupposto essa indica i nessi esistenti tra comportamento, statica e disturbi organici e come nell’Ecosistema – Uomo ogni sistema interferisce con l’altro.
IL CORPO FISICO E L’ENERGIA VITALE
Anatomicamente e fisiologicamente il corpo umano è una coordinazione di svariate unità e sistemi.
Lo scheletro ci da sostegno e protezione ed insieme a muscoli e tendini, dona noi la possibilità di stare in piedi e di muoverci. Ma senza il lavoro di approvvigionamento (rifornimento e ritiro delle discariche) del sistema sanguigno e linfatico, i muscoli non potrebbero rendere questo servigio.
E questo, a sua volta, sarebbe inimmaginabile senza la guida del cervello, del sistema nervoso e del sistema ormonale. Agli alimenti e all’energia necessaria, provvede con impegno l’apparato digestivo e assimilatorio. I polmoni forniscono l’ossigeno, necessario presupposto dei processi di combustione metabolica. Le scorie sviluppatesi durante i meccanismi di scomposizione (catabolici), vengono quindi accuratamente entossicizzate dal fegato, per poi essere eliminate dai reni.
Ora qui non parliamo affatto di sistemi in se chiusi, ma di circuiti frammentari della stessa globalità.
L’intersecarsi dei vari sistemi con la sintesi delle varie capacità, si traducono in un individuo in grado di parlare, palpare, sentire, gustare, odorare, pensare, ideare, percepire ….
E queste capacità si muovono dall’espressione del solido – palpalbile, all’impalpabile, energetico.
Il pensiero è un esempio di energia invisibile, eppure reale.
Per la Medicina Naturale è la Forza Vitale quel qualcosa, quell’energia di fondo che induce e sostiene tutte le funzione organiche; un’energia invisibile, alito di vita; un’energia che abbraccia nello stesso tempo tutti i sistemi, penetra negli organi, nelle fibre, nei tessuti, nelle cellule, negli atomi, per portare così meravigliosamente VITA, ATTIVITA’ e GUIDA.
LA PATOGENESI DAL PUNTO DI VISTA NATUROPATICO
Dalla convinzione che metteva la Forza Vitale come prima protagonista, nasceva per il Naturopata la domanda:
Chi o cosa svia la Forza Vitale dal suo giusto funzionamento ??
È’ la Forza Vitale stessa a squilibrarsi? O sono i primi 3 grandi sistemi di espressione di questa forza:
- il sistema Psicoemotivo e comportamentale,
- il sistema strutturale e posturale o
- il sistema biologico e funzionale
a travisare per qualche motivo, l’effetto invariato di detta forza?!!
Il Naturopata cercò di dare risposta a questo quesito analizzando singolarmente i 3 grandi sistemi, scoprendone i punti comuni.
LA VOCE DELLA PSICHE
Qualche persona ha troppi pensieri e quindi “troppo peso sulle spalle”.
Qualcuno “si lascia andare” troppo presto, o “si atteggia come un pallone gonfiato”.
Quell’altra persona “ha avuto molto da masticare” un avvenimento è stato per lei “un pugno nello stomaco”, quella vicenda “gli è andata di traverso”.
Quell’individuo è “un peso sullo stomaco”, è proprio il caso di “vomitargli a dosso il nostro disprezzo”.
C’è colui che “si rode il fegato”, quello che “non può digerire” una data cosa o persona, o chi in
una situazione precaria ha “le gambe molli”, “le ginocchia di mollica”, chi “se la fa sotto” e chi
invece “ha fegato” per affrontarla.
… E chi più ne sa, più ne metta !!
I detti riportati delineano un’immagine statico – organica contemporaneamente ad una psichico – emozionale, dimostrando che il nostro inconscio è consapevole dei nessi esistenti tra corpo ed emozione, tra soma e psiche.
- La statica, la forma e la mimica corporea sono espressione viva di quello che ci “muove”, ci “com – muove” e di quello che muovendoci definisce il nostro carattere; esse sono il linguaggio inconscio del nostro corpo - .
l’espressione mimica, come situazione momentanea, può potare se ripetuta nel tempo, ad un graduale cambiamento della forma delle strutture corrispondenti al sostegno organico di quell’atteggiamento.
Se una persona, quindi continua ad essere di umore abbattuto, non ci possiamo meravigliare che prima o poi la sua spina dorsale si ricurvi.
La “PSICOFISIOGNOMICA”, come scienza antropologica, afferma che:
La forma corporea è espressione e risultato di un atteggiamento psicoemotivo cronicifizzato.
La Statica corporea ideale:
La statica del corpo è perfettamente coordinata nella tridimensionalità. Il corpo umano eretto trova così un rapporto tra davanti e dietro, destra e sinistra, sopra e sotto.
Un’asse va nella verticale dal punto più alto della testa, ai piedi, dopo aver attraversato tutto il corpo percorrendo la spina dorsale, il bacino e passando esattamente dal punto d’incontro delle ginocchia e delle caviglie.
Due assi vengono definite nell’orizzontale dalla linea delle spalline e da quella del bacino.
Ogni deflessione dalla statica ideale significa uno spostamento della disposizione della colonna vertebrale (da una semplice “sublussazione”, a scoliosi, lordosi e cifosi appiattite o accentuate), con la variazione strutturale della muscolatura competente; che da un lato è divenuta corta, ipertesa convulsiva e dall’altro lato allungata, atonica e inelastica.
DAL BLOCCO ARTICOLARE ALL’ INTASAMENTO DEI FLUSSI ORGANICI
Ecco il così detto “effetto del tubo di gomma”:
Pressando su un tubo di gomma sappiamo che in un primo momento aumenta la violenza del getto, intensificando la nostra pressione sul tubo è possibile poi bloccare il getto totalmente.
Ora lo stesso avviene nel nostro organismo, naturalmente semplificando un processo di per sé complesso.
Lo schiacciamento vertebrale e lo schiacciamento delle strutture muscolari ipertese possono bloccare i flussi sensibili e motorici dei nervi che fuoriescono dalla spina dorsale in quella determinata zona, bloccando il rifornimento dell’areale cutaneo, dei tessuti ad esso sottostanti e degli organi corrispondenti a quella fascia, a quel segmento.
Tutto va “a fiamma bassa”. I processi di approvvigionamento (rifornimento e trasporto delle discariche) vengono rallentati, gli organi, i tessuti, le cellule non si alimentano bene, si indeboliscono e si riempiono sempre più di detriti. L’intasamento produce ristagno, il ristagno sempre più intasamento; la parte si infiamma, duole; nascono patologie che a seconda del luogo di manifestazione, vengono chiamate artriti, artrosi, gastriti, coliti, bronchiti, flebiti, ecc..
Il biochemismo in ristagno favorisce l’insediamento microbico, nasce un’infezione.
È difficile determinare se è esistita prima la contrazione muscolare a causa della tensione emotiva, o vi è stato prima un disturbo organico o uno spostamento vertebrale di origine traumatica, per arrivare alla rispettiva tensione emotiva da malessere.
È difficile determinare se è nato prima l’uovo o la gallina.
Nel nostro caso dal momento emozionale, siamo passati alla postura e quindi alla biochimica corporea.
LA BIOCHIMICA NELL’ ORGANISMO UMANO
Nell’organismo ogni movimento o cambiamento, sia che si tratti di un ordine del sistema nervoso centrale verso una fibra muscolare, un areale cutaneo, un organo, sia che si tratti di una percezione sensoriale degli organi di tatto, o che si tratti di un movimento emozionale da mandare su al cervello; tutto avviene in una catena di reazioni elettrochimiche.
In un chemismo inquinato le informazioni di funzionamento vengono travisate, l’organo si ammala.
La terapia adeguata è qui lo sblocco dei flussi per aiutare l’organismo ad incrementare i meccanismi automatici di disintossicazione e di recupero.
Molto spesso però si preferiscono i farmaci chimici che, il più delle volte, tamponano il sintomo senza togliere la causa: “intasamento”. Il processo patologico è destinato a continuare, incrementando ulteriormente il meccanismo di intasamento progressivo.
Nella Medicina Naturale si definisce “Malattia”,
la reazione biologica, intelligente e necessaria del nostro organismo contro tossine squilibranti tendenti ad eliminare, neutralizzare veleni endogeni o exogeni (provenienti dall’esterno o dall’interno) infiltratisi nel nostro chemismo o perlomeno a compensare i danni da loro inflitti.
Il primo tentativo dell’organismo è, come dicevamo, quello di neutralizzare le tossine inquinanti, rielaborandole attraverso una serie di meccanismi, per poi poterli espellere senza ulteriori danni. In questo è determinante il lavoro del sistema immunitario: Timo, Milza, Nodi e Canali Linfatici, il sistema di “polizia” e “pulizia” organico, e l’attività disintossicante del fegato.
Se l’organismo non riesce ad eliminare tali veleni attraverso i canali fisiologici dei reni, intestini, polmoni, ghiandole sudorifere, mestruazioni ecc., cercherà per far questo altre vie, come per esempio la pelle o le mucose.
A seconda dell’aggressività della tossina, questo processo recherà dei danni, impropriamente chiamati malattia, che saranno però in ogni caso minori dei danni che risulterebbero dalla permanenza incontrollata della suddetta tossina nel corpo.
L’organismo nella sua intelligenza avvolge, incapsula, isola le tossine che non riesce a rielaborare o espellere, depositandole possibilmente lontano dal proprio chemismo, salvaguardando così il più a lungo possibile i centri vitali.
Ripostigli diventano dunque le parti più deboli e i punti più periferici, essendo questi luoghi di minore resistenza.
Si presenta a noi il quesito: Come si creano i punti deboli ?
Possono essere il risultato di una disposizione genetica !? O di un effetto tossico passato !?
Possono essere causati da un trauma!? O sono invece conseguenze di un atteggiamento posturale solidificato nel tempo!?
Già “tensione” porta “compressione”. Riecco il fenomeno del tubo di gomma.
Lo strozzamento subito da un’eventuale “e – mozione” ovvero da un “movimento” emozionale, con posture esprimenti Stress o Apatia, mette in moto un processo di intasamento dei tessuti interessati.
Senza poter intravedere con chiarezza cosa è causa e cosa conseguenza, troveremo qui delle situazioni patologiche multilaterali che si verificano parallelamente in più livelli dell’UNITA’ PSICOSOMATICA, dell’ECOSISTEMA – UOMO, aventi in comune la caratteristica di intasamento progressivo.
È anche qui un intrecciarsi di sistemi e ritmi, ed ognuno di essi influenza e viene influenzato dagli altri, in un circolo di cause ed effetti percorribili sia in senso di perversione patologica, che nella direzione opposta, lungo il percorso terapeutico della guarigione.
Ecco qualche esempio di malattie ricorrenti, per chiarire ulteriormente i concetti esposti; da notare è il manifestarsi contemporaneo di sintomi muscolo-articolari, organici e psicologici.
- Paziente accusa dolori alla schiena e alla gamba (lombosciatalgia), talvolta per riflesso dell’accentuata curvatura a doppia S anche dolori cervicali e mal di testa che peggiora spesso dopo mangiato; contemporaneamente con disturbi intestinali, meteorismo, stitichezza alternata a diarrea, addome gonfio e dolori colitici, in una persona iperpremurosa di far fronte alle proprie responsabilità.
- Oppure dolori cervicali con vertigini, nausea, stordimento in una persona debole, astenica, con timore di affrontare la quotidianità.
- Ed ancora: il malato d’asma ha attacchi asmatici, la forma del suo torace a “botte”, il respiro faticoso quasi mancate di espirazione, il diaframma, i muscoli intercostali e i muscoli collo – nuca ipertesi e una premura patologica di non mostrare le proprie debolezze.
- Oppure: dolori di schiena dorso lombari, disturbi gastrici, bruciori, acidità, stitichezza in una persona irascibile, molto disordinata nell’alimentazione con tendenza all’abuso di sostanze irritanti (nicotina, alcool, caffè, carne).
- Ed ancora: gambe pesanti, dolori di schiena nella zona renale e sacrale, spossatezza, forse obesità, in una persona sottomessa, depressa che beve poco o niente e consuma dolciumi e farinacei raffinati.
E così via … naturalmente questi sono solo degli esempi, le patologie esistenti sono così varie, tanto varia è la personalità dei singoli individui.
LA TERAPIA NATUROPATICA
Il Naturopata, dopo aver afferrato che è lo squilibrio dei 3 sistemi a deviare l’azione invariata della forza vitale innescando i vari meccanismi patologici, si propone di agire assecondando le esigenze naturali dell’organismo, il più possibile parallelamente in ognuno di essi per riequilibrare, sostenere, rinforzare e ripulire.
Per fare questo si avvale per esempio:
- della CHIROTERAPIA capace di riporre le articolazioni vertebrali interessate nella loro giusta posizione, rilassando nello stesso tempo i muscoli e i tessuti circostanti, sbloccando in questo modo l’intoppo dell’ “effetto del tubo di gomma” e dando perciò il presupposto di un funzionamento organico adeguato.
- delle BIOTERAPIE (FITOTERAPIA, OLIGOTERAPIA, ALIMENTAZIONE, ecc.), in grado di cambiare il biochemismo inquinato, disintossicando, sostenendo ed aiutando quindi l’organismo a liberarsi al più presto delle sostanze tossiche, che inducevano funzionamenti anomali.
- di un supporto psicoenergetico, indicando cautamente al paziente quale è il suo problema comportamentale da cui conseguono detti meccanismi patologici e gli offre rimedi (OMEOPATICI, SPAGIRICI, FLORITERAPICI, ecc.) capaci di indurre, qualora il paziente lo voglia, un “comportamento” organico più armonico, conseguente da una presa di coscienza del proprio stato e dalla voglia intrinseca di cambiarlo.
Ed il tutto con delle terapie dolci, atossiche, che non creino all’organismo già debole, ulteriori danni, ma che viceversa lo rafforzino, lo proteggano.
PSCICHE, POSTURA e FUNZIONAMENTO ORGANICO
I tre grandi sistemi che sostengono il nostro essere “UOMO”.
Tutti e tre insieme sono mossi e sostenuti dalla stessa FORZA VITALE. Insieme bisogna curarli.
La MEDICINA NATURALE è allora molto di più che l’uso dell’erbetta priva di effetti collaterali.
NATUROTERAPIA significa curare la NATURA per la NATURA attraverso LA NATURA.
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