domenica 7 settembre 2025

La Luce tra medicina e alchimia

 

 


La Luce tra medicina e alchimia
dott. GIUSEPPE IMBRIANI
Parlando di luce, viene spontaneo pensare al sole, la stella del nostro sistema planetario, simbolo di vita per tutti gli esseri viventi della Terra.
È risaputo che nelle piante la fotosintesi clorofilliana rende possibile la sintesi di sostanze organiche da materiale inorganico.
Si conoscono comunque anche altri effetti dell’energia luminosa.
La luce assorbita da una quantità relativamente piccola di molecole, quali la clorofilla delle piante, sollecita il movimento tropico (l’accrescimento) e il movimento tattico (l’orientamento) ed inoltre arricchisce di energia il sistema biologico, non solo nel mondo vegetale ma anche in quello animale.
L’azione di movimento tropico nel mondo animale (di cui l’uomo fa parte) si riconosce nell’attivazione da parte della luce della Vitamina D, indispensabile per la costruzione della struttura ossea.
La Totalità delle suddette “fotorisposte” va sotto il nome di “fotomorfogenesi”.
Nel mondo vegetale ad assimilare l’energia luminosa è il cosiddetto “fitocromo” (pigmento della clorofilla) ed è interessante constatare che la lunghezza d’onda dell’energia assimilata è specifica, risulta infatti differente da pianta a pianta.
Come dire: ogni pianta (o in generale ogni essere) assorbe la qualità, la lunghezza d’onda di energia luminosa che desidera, la qualità di luce per la quale è predisposta.
Ovvero: ogni essere si “nutre” di una qualità specifica di energia luminosa, consona alle “antenne” che il soggetto ha in se preimpostato.
La scienza ha avuto già sempre la luce quale oggetto di ricerca.
Azzardando una breve sintesi delle varie ipotesi, si può dire che si è passati più volte dalla concezione corpuscolare a quella ondulatoria.
L’una, la corpuscolare, teorizza prima “corpuscoli” e dopo “quanti” o “fotoni” che si staccano dal corpo luminoso, ossia massa di consistenza infinitesimale ma ancora misurabile che si stacca da una massa più grande.
La seconda, l’ondulatoria, teorizza invece onde sferiche generate dall’agitazione delle particelle del corpo luminoso stesso, ossia a staccarsi non sarebbe una massa bensì un’onda senza consistenza alcuna.
Nell’analisi sperimentale scientifica ci si è dovuti confrontare con il paradosso che la prima teoria escludeva la seconda e viceversa, finché si è giunti ad una visione intermedia che considera la luce sia corpuscolo che onda, per poi definire l’energia luminosa una radiazione elettromagnetica, con lunghezze d’onda ben precise.
Nella filosofia alchemica la luce viene considerata “il principio fisico – metafisico”, il punto di unione tra l’impalpabile ed il palpabile, “il principio primo” (l’1), sgusciato dall’uovo filosofico, dallo 0, infinito e nulla. Essa è la “favilla” tra massa e non–massa che mette in relazione l’unico con il molteplice e, in quanto principio comune nel molteplice (tutti i numeri sono divisibili per 1), è anche la “chiave di lettura simbolica” che rende intelligibile la realtà fisica.
La luce, addentrandosi nel suo percorso involutivo, lascia quindi la sua purezza originale per condensarsi in maniera sempre più fitta creando gradualmente l’ombra: il “principio secondo” (il 2) o “materia madre”.
L’ombra è di natura duale: ombra stessa e luce, nero e bianco, yin e yang; perpetuandosi in densità diverse determina poi il molteplice del mondo fisico.
O come direbbe l’Alchimista: per rinnovarsi nel molteplice l’ombra duale, quale fertile donna, si lascia progressivamente fecondare dal seme maschio della luce, concependo un figlio, il “principio terzo” (il 3).

La medesima luce che ha creato il mondo fisico, ora, nella lunghezza d’onda del 3, lo anche vivifica, lo rinnova all’infinito con nuova energia ed azione.
Detto in altri termini nella concezione alchemica la luce è il Mercur, “lo spirito divino”, che nelle varie lunghezze d’onda si condensa nella materia prima come Sulfur ( = soggetto virtuoso) e poi come Sal ( = soggetto fisico), permanendo comunque nella massa in una più bassa vibrazione ancora come Mercur( = soggetto spirituale).
L’Alchimia individua dunque nell’essere un soggetto spirituale, un soggetto fisico e un soggetto virtuoso; non come agenti separati, ma uni e trini contemporaneamente.
Il soggetto spirituale (o Mercur alchemico) è nell’1: il principio simbolico dell’emanazione della luce astrale, la spiritualità o la virtù assoluta; è nel 3: l’intelligenza collettiva, l’energia, l’azione evolutiva che plasma, con la materia madre, la forma e diventa nella forma Quintessenza (il 5):
il quinto elemento che sostiene i 4: terra, fuoco, acqua e aria (o detto in termini scientifici, il COHN = Carbonio, Ossigeno, Idrogeno, Azoto, elementi base della costruzione organica, sostenuti dal quinto elemento o etere Aristotelico).
Il Mercur, nel 5, quale quinto elemento è la forza vitale, il principio curativo, l’intelligenza individuale, l’azione guaritrice della Natura.
Come 9 il Mercur è inoltre la forza spirituale, il richiamo al divino, la nostalgia del paradisiaco che riconduce l’essere alla fonte.
Il soggetto fisico (o Sal alchemico), composto a sua volta da un’alternanza di luce e di ombra più o meno densa, alternanza di luce in varie lunghezze d’onda, è invece nel 2: il principio simbolico della materia madre, della dimora, del ricettacolo, che diventa nel 4: la struttura del corpo fisico; con esso nel macrocosmo della forma diviene poi 6: il tondo dell’organico e, alzandosi vibrazionalmente di “ottava”, diviene quindi 8: l’infinita evoluzione della Natura.
Nel microcosmo la luce prende invece struttura triangolare, quale cristallina condensazione del “pensiero, del mentale (il 3). La qualità del Sal è comunque direttamente proporzionale al suo:
soggetto virtuoso (o Sulfur alchemico): figlio della luce e del buio manifesto che rappresenta appunto il principio simbolico della virtù del soggetto.
Lo spirito (o Mercur) nelle sue diverse vibrazioni 1, 3 e 5 emerge, sublima, dalle varie densità della materia (o Sal) 6, 4, e 2 plasmando il seme dell’anima: il Sulfur, il 7.
Il Sulfur è quindi la vibrazione tra spirito e corpo 1 + 6 (= 7), tra intelligenza e struttura 3 + 4 (= 7), tra essenza e materia madre 5 + 2 (= 7); è l’anima che determina nel corpo fisico una “qualità virtuosa individuale”.
Pur partendo tutto da una sola luce, un solo “principio”, l’energia luminosa crea progressivamente, in densità diverse, 3 “principi”, 3 “soggetti” ( o meglio 3 qualità dello stesso soggetto) e, come in un ologramma, ogni singolo principio li contiene in se tutti e tre in nuove vibrazioni e densità, e ognuno di quest’ultimi a sua volta contiene nuovamente i tre principi in ancora diverse densità e ciò non 1, 10, 1000 volte, ma all’infinito, sia verso la scomposizione microcosmica, che verso la condensazione macrocosmica e sia verso tutte le direzioni dimensionali ancora sconosciute.
Mercur, Sulfur e Sal (Spirito , Anima e Corpo), uni e trini, costruiscono quindi insieme il “soggetto”; sia nel mondo vegetale che nel mondo animale che nel mondo minerale.
Mercur e Sulfur sono presenti nel Sal, nel contenitore, nella struttura del corpo fisico, e non solo in un significato puramente virtuale, ma in maniera tangibile, condensati nella materia della quale ne determinano la qualità.
Quanta più intelligenza e virtù, tanto più sano ed efficiente il corpo fisico, tanto più pura e lucente la sua struttura; viceversa un Sal, un corpo purificato “filtra” e “accoglie” il suo Mercur, la sua intelligenza, il quale sublima poi il suo Sulfur, la sua virtù.
È così che le tre componenti della stessa unità, Spirito Anima e Corpo evolvono vicendevolmente le loro qualità.
Nel linguaggio dell’alchimista si direbbe: lo Spirito incalza l’Anima, l’anima redenta purifica la Terra, la Terra pura è quindi pronta per accogliere il nuovo seme il quale può germogliare a nuova vita; in un ciclo di cause ed effetti che pervadono micro e macrocosmo.
Una evoluzione senza inizio né fine, di ciclica, perpetua trasformazione.

Per la medicina alchemica la malattia è la prevalenza patologica dell’ombra sulla luce.
L’ombra diviene sempre più fitta, condensata, concrementata.
A livello organico il ristagno della concrementazione, l’indurimento della materia, crea intasamento, l’intasamento sempre più ristagno; i flussi (sanguigni, linfatici, energetici) oramai densi e pesanti rallentano e ciò si traduce in inquinamento dei liquidi e dei tessuti.
Il chemismo inquinato produce deviazione delle trasmissioni elettrobiochimiche nei nervi e nei tessuti, con conseguente deviazione delle funzioni organiche.
Il tessuto saturo di tossine diventa inoltre il terreno adatto per l’insediamento microbico.
All’infiammo e all’infezione segue poi la fase degenerativa.
A livello psico–emotivo la concentrazione d’ombra si traduce in paura, sfiducia, incertezza, chiusura, tristezza, pressione, menzogna, ingratitudine, rancore ed altri sentimenti “bui”.
Nella preparazione alchemica “in vitro” l’esaltazione della “valenza medicinale” (di sostanze base naturali provenienti dai tre mondi: minerale, vegetale e animale) non è che l’esaltazione della virtù sulla tossicità, della luce sul buio; come dire che il rimedio naturale ci presta la sua virtù per sollecitare la nostra.
Tali Elisir diventano così, validi aiuti per portare luce nel buio, grazia nella disgrazia, partendo dalla lunghezza d’onda della luce liberata dalla sostanza purificata che con essi assumiamo.
Ma l’esaltazione virtuosa definitiva deve comunque avvenire nel profondo del nostro essere.
È lì che la luce deve superare il buio, la virtù il veleno.
E se luce è energia, se luce è chiarezza, lealtà, morale, apertura, amicizia, consapevolezza, gratitudine, gioia, amore, l’esaltazione di tali virtù non può che portare guarigione e salute, allo spirito, all’anima e al corpo.
Se l’equilibrio viene raggiunto nella lunghezza d’onda consona al soggetto, il gioco di luci e d’ombra crea nella struttura un’armonia di forme e di colori, donando la virtù di essere sano e di sanare, poiché ciò che è puro non può che sollecitare purezza, ciò che è luce non può che indurre lucentezza, sia in vitro che nel corpo che nell’intimo individuale.
E come il calore del sole evolve la sostanza nell’atmosfera terrestre, così l’amore, il sole, libero di splendere nel nostro cuore, elargisce generoso la gioia della consapevolezza dell’1, del principio primo in noi: la luce, la scintilla divina.