Medicina Ufficiale, la grande imputata
Sul tema della critica al sistema sanitario
si sono scritti fiumi d'inchiostro, tanto che si riuscirebbe a fatica a
tenere il conto di tutti i libri finora pubblicati.
Ma evidentemente su un argomento così scottante e ancora drammaticamente
attuale c'è sempre qualcosa da dire se al lungo elenco si è
da poco aggiunto "Il Potere
Occulto dell' Industria della Sanità" di Jesus Garcia
Blanca.
Avevo già letto l' eccellente "Il Tradimento di
Ippocrate" di qualche anno fa scritto da un medico
"pentito", il dr. Domenico
Mastrangelo, che già dal sottotitolo, "La medicina degli
affari", sgombra subito il campo da ogni possibile dubbio sul
contenuto (che non riguarda certo una presunta infedeltà coniugale del celebre
medico di storica memoria).
Ho pensato così, traendo spunto da questi due libri che mi sembra offrano
il panorama più completo sul tema in questione, che questa fosse finalmente l'
occasione per esprimere più compiutamente di quanto abbia fatto
finora idee a me da tempo familiari, confortato dal sapere di essere in buona
compagnia e sempre più numerosa.
E per fare ulteriore chiarezza devo precisare che la crisi del sistema
sanitario di cui si parla non riguarda, come si tende a pensare, solo la sua
disfunzione, quella che viene comunemente definita "malasanità",
termine ormai divenuto tragicamente familiare visto il crescente numero
di "incidenti" che assurgono alla cronaca con frequenza pressoché
quotidiana. Quello della malasanità è, infatti, un problema... nel problema, è
solo uno degli innumerevoli aspetti, un esempio fra i tanti, di una crisi generale
che riguarda una società in totale sfacelo in cui tutto procede
sistematicamente di male in peggio.
In realtà si tratta di qualcosa di molto più profondo e specifico che ha le
sue radici essenzialmente nel materialismo scientifico che domina incontrastato
in tutta la nostra cultura dall' Illuminismo in poi. Quel materialismo che si
riconosce in una visione meccanicistica e ingegneristica della vita e nell'illusione
di poter dominare la natura da parte nostra in virtù di una supposta posizione
antropocentrica. Visione meccanicistica perché frutto dell' analisi,
strumento considerato indispensabile e sufficiente per poter comprendere i
"meccanismi" della natura, che essendo invece sintesi non
si lascia intrappolare nel riduzionismo di aridi schemi astratti che in pratica
si traducono in compartimenti stagni. E' l'analisi che porta
inevitabilmente all’incomprensione dei legami che sottendono il tutto
e quindi alla paralisi.
Per una curiosa coincidenza proprio in questi giorni, mentre stavo ancora
preparando questo post, mi è capitato di leggere un servizio su "Come stai" (uno
dei tanti rotocalchi che trattano di salute e benessere, gennaio 2014, pag. 31)
in cui si parlava di qualcosa che fa molto al caso nostro, un problema che è
divenuto serio a causa di una popolazione sempre più anziana e medicalizzata.
Già, perché con la costante evoluzione delle malattie acute in patologie
croniche e degenerative oggi siamo di fronte ad una situazione senza precedenti
di vero allarme sociale in Italia(ma anche in tanti altri Paesi a modello
occidentale), col 70% degli anziani (intendendo chi ha più di
65 anni) affetti da almeno una malattia cronica, mentre, udite udite, uno su
due prende da 5 a 9 medicinali al giorno
(!!!).
Al che l'autore dell'articolo fa notare che, se, come succedeva più spesso
una volta o in caso di soggetti non troppo avanti con l'età, quando si tratta
di curare una sola malattia di norma si utilizza un solo farmaco ad hoc, quando
il quadro si presenta complesso per una moltitudine di sintomi molto diversi
tra loro, diventa un vero problema dovuto alla necessità di somministrare
troppi farmaci (ognuno per ogni sintomo, ovviamente) che possono oltretutto
innescare imprevedibili quanto pericolose interazioni fra
di loro (se è già accertato, per fare un esempio, che chi assume due o più
medicinali per il controllo del battito cardiaco paradossalmente corre il
rischio di aritmia, figuriamoci chi, oltre a questi, deve prenderne altri per
altri disturbi... ). E' una situazione che si presenta di regola appunto fra
persone di età avanzata, che possono soffrire allo stesso tempo, ad esempio, di
diabete, ipertensione, ipercolesterolemia, sovrappeso, osteoporosi,
insonnia, depressione, stitichezza, solo per nominare i sintomi più comuni.
Ebbene, questa problematica tragicomica è certamente il miglior esempio dei limiti ormai raggiunti da questa medicina schizofrenica che ha perduto il bandolo della matassa e, non comprendendo il malato nel suo insieme di manifestazioni cliniche, non può fare altro disperatamente che tenere sotto controllo i singoli sintomi, senza ovviamente riuscire a curare alcunché e quindi facendo di ogni paziente un farmaco-dipendente a vita. Il che, come si può immaginare, è funzionale alla logica del sistema.
Ebbene, questa problematica tragicomica è certamente il miglior esempio dei limiti ormai raggiunti da questa medicina schizofrenica che ha perduto il bandolo della matassa e, non comprendendo il malato nel suo insieme di manifestazioni cliniche, non può fare altro disperatamente che tenere sotto controllo i singoli sintomi, senza ovviamente riuscire a curare alcunché e quindi facendo di ogni paziente un farmaco-dipendente a vita. Il che, come si può immaginare, è funzionale alla logica del sistema.
Ed è proprio questa logica l'altra faccia della medaglia, perché il quadro
di quella che si potrebbe definire, con un ironico gioco di parole, "sanità
malata" non sarebbe completo se non considerassimo anche i
valori che sono propri di una concezione prettamente materialistica della vita
e che portano inevitabilmente ad anteporre il profitto, il tornaconto di pochi
alla salute dell'individuo, cioè della società. Ecco dunque il proliferare del
malaffare, della corruzione e delle collusioni tra gruppi di potere e chi
dovrebbe essere in qualche modo il portavoce della scienza.
Su questo punto non mi sembra il caso di
approfondire qui, ma chi volesse scoprire l'inimmaginabile troverebbe nei due
libri più su citati pane per i suoi denti, con informazioni e fatti introvabili
altrove.
E' invece sui presupposti scientifici
che mi interessa soffermarmi (cosa che farò per ovvi motivi nel prossimo post) perché
si dà troppo per scontata l' infallibilità della scienza.
In realtà chi non sia un "addetto
ai lavori" non può nemmeno immaginare le problematiche e le incongruenze
presenti in quello che si considera un metodo (la scienza ortodossa cartesiana
applicata al mondo vivente) indiscutibile nel suo rigore formale, e quindi al
di sopra di ogni sospetto.
Alla prossima puntata dunque.
Alla prossima puntata dunque.
Michele Nardella
Medicina Ufficiale, la grande imputata (seconda parte)
Nella prima parte di
questo discorso avevo evidenziato come il fallimento del sistema sanitario non
sia limitato alla scarsa efficienza dei suoi servizi, ma comprenda
altresì aspetti meno evidenti che si possono riassumere in una disumanizzazione
della pratica medica da parte di un complesso apparato che si serve, dietro
la facciata di una scienza accreditata solo perché fondata su un rigore
formale ineccepibile, di criteri e metodi inadeguati ad una reale risoluzione
dei problemi che è chiamato a gestire, al fine ultimo di mantenere lo status
quo, ossia una condizione endemica di malattie croniche che
affliggono la società, e garantirsi così i massimi profitti nel tempo.
Senza voler sembrare pedante
o filosofico, devo ribadire che si tratta semplicemente di aspetti
diversi della stessa realtà, perché se nulla avviene a caso, e se ogni
epoca e ogni luogo hanno la medicina che gli è propria, questa è per coerenza
la sola medicina che poteva capitarci in questa nostra era che ha visto
l' apoteosi del razionalismo e del materialismo, con tutto ciò che ne deriva.
Del resto come dubitarne, visto l'incredibile sviluppo di tecnologie applicate in medicina? E' soprattutto in campo diagnostico che si è assistito ad un sempre più massiccio utilizzo delle stesse, dato l' assurdo numero di esami clinici, molti dei quali superflui o inutili, che i medici spesso prescrivono al solo scopo di cautelarsi da possibili cause giudiziarie per danni da parte dei loro pazienti (diventate più che mai frequenti) e allo stesso tempo impinguare il baraccone della Sanità.
E' un fenomeno ormai generalizzato che il dr. Mastrangelo non manca di analizzare approfonditamente nel suo già citato "Il Tradimento di Ippocrate" e che nasconde altri aspetti negativi che la dicono lunga sulla reale affidabilità dei criteri diagnostici adottati. La tecnologia che ha gradualmente soppiantato l'antica arte della diagnosi, la semeiotica (che consiste nel saper interpretare i sintomi del paziente esaminato attraverso l' osservazione, la palpazione e l'anamnesi) ha disumanizzato la pratica medica riducendo ai minimi termini il rapporto medico/paziente nell' illusione che maggiori strumenti tecnologici possano fornire più informazioni utili al fine della diagnosi.
Del resto come dubitarne, visto l'incredibile sviluppo di tecnologie applicate in medicina? E' soprattutto in campo diagnostico che si è assistito ad un sempre più massiccio utilizzo delle stesse, dato l' assurdo numero di esami clinici, molti dei quali superflui o inutili, che i medici spesso prescrivono al solo scopo di cautelarsi da possibili cause giudiziarie per danni da parte dei loro pazienti (diventate più che mai frequenti) e allo stesso tempo impinguare il baraccone della Sanità.
E' un fenomeno ormai generalizzato che il dr. Mastrangelo non manca di analizzare approfonditamente nel suo già citato "Il Tradimento di Ippocrate" e che nasconde altri aspetti negativi che la dicono lunga sulla reale affidabilità dei criteri diagnostici adottati. La tecnologia che ha gradualmente soppiantato l'antica arte della diagnosi, la semeiotica (che consiste nel saper interpretare i sintomi del paziente esaminato attraverso l' osservazione, la palpazione e l'anamnesi) ha disumanizzato la pratica medica riducendo ai minimi termini il rapporto medico/paziente nell' illusione che maggiori strumenti tecnologici possano fornire più informazioni utili al fine della diagnosi.
In realtà è doveroso far notare che
quello che sembra un vantaggio è inficiato da due premesse fondamentali errate,
e cioè:
· 1°: che sia possibile formulare
una corretta diagnosi dai dati a disposizione senza preoccuparsi più di tanto del loro contesto
· 2°: dare per scontato cosa
si intende per "normale" e per "patologico".
Nel primo caso i tanti dati che la
moderna tecnologia può fornire possono addirittura confondere più facilmente il
medico, la cui formazione accademica non gli fornisce quella visione d'insieme
e quegli strumenti necessari ad una loro corretta interpretazione,
considerato anche che all'aumentare del numero delle analisi corrisponde
statisticamente una maggiore probabilità che qualcuna fornisca dati alterati
(rispetto a determinati standard) senza tuttavia rivestire una valenza
patologica.
E per spiegarmi meglio vengo subito al
secondo punto:
Per la medicina "scientifica"
che, basandosi esclusivamente su analisi e astrazioni, è portata ad omologare
tutto, il concetto di normalità è di solito un dato statistico, svincolato però
da qualsiasi significato fisiologico. Un soggetto, ad esempio, può avere la
pressione al di sotto o al di sopra dei valori fisiologici medi per la
popolazione di appartenenza, che tuttavia per la sua costituzione può
risultare appropriata, mentre per un altro di ben diversa costituzione un
valore che rientri nella normalità statistica può avere un significato del
tutto diverso e rivelare una condizione anomala. Le conseguenze per quanto riguarda
l'intervento medico sono ovviamente facilmente immaginabili.
E' significativo che la sempre più evidente incompatibilità tra la tendenza all' omologazione e l'esigenza di rispettare l'individualità del paziente ha fatto sì che persino nell' ambito della medicina "ortodossa" si sentisse l'esigenza di introdurre nel campo della ricerca due nuove branche, la farmacogenetica e lafarmacogenomica, che studiano come la risposta alla somministrazione dei vari farmaci possa variare a seconda delle caratteristiche personali del soggetto considerato.
E' significativo che la sempre più evidente incompatibilità tra la tendenza all' omologazione e l'esigenza di rispettare l'individualità del paziente ha fatto sì che persino nell' ambito della medicina "ortodossa" si sentisse l'esigenza di introdurre nel campo della ricerca due nuove branche, la farmacogenetica e lafarmacogenomica, che studiano come la risposta alla somministrazione dei vari farmaci possa variare a seconda delle caratteristiche personali del soggetto considerato.
Come si può capire, la medicina
moderna arriva solo oggi a scoprire ciò che si sa fin dall'antichità,
riconoscendo implicitamente e formalizzando quei concetti propri a tutte le
medicine etichettate come "alternative" (omeopatia in testa).
Già, come se la sola medicina possibile, l'unica degna di tale nome fosse quella che si insegna nelle nostre università e tutte le altre, vecchie magari di millenni, fossero retaggio di antiche superstizioni. E, in effetti, l'arroganza di chi la rappresenta ha sempre fatto di tutto per farcelo credere, screditando sistematicamente tutto ciò che non rientra negli angusti limiti del suo paradigma.
E' l'atteggiamento tipico (non più sostenibile, ma che fa evidentemente comodo) dello scientismo che, stigmatizzando le medicine alternative come "non scientifiche", contraddice proprio quei principi che vorrebbe difendere. I postulati del cosiddetto metodo scientifico cartesiano, su cui si fonda la medicina ufficiale, sono stati infatti invalidati dalla fisica quantistica, che ne ha dimostrato tutti i limiti, come ha spiegato dettagliatamente il noto fisico nucleare Fritjof Capra nei suoi saggi di filosofia della scienza (ormai dei classici tradotti in molte lingue), sottolineandone tutte le importanti implicazioni pratiche in tutti i campi culturali (concetto del resto ripreso e sostenuto con vigore da altri prestigiosi scienziati, come Gregg Braden eBruce Lipton).
Perciò chiunque voglia rivendicare una presunta superiorità intellettuale della medicina moderna rispetto alle altre "non scientifiche" paradossalmente dimostra per primo di non essere "scientifico".
C'è da precisare poi che i più grandi scienziati della storia erano anche filosofi, a cominciare da Cartesio, ma anche Pitagora, Leonardo, Galileo, Newton e perfino Einstein. Non è infatti possibile separare nettamente la scienza dalla filosofia, perché qualsiasi linea di pensiero si sviluppa sempre da determinati presupposti che sono sempre di natura filosofica. Come dimostra del resto lo stesso metodo scientifico moderno, che deve le sue origini proprio alla filosofia cartesiana.
A tutto questo bisogna aggiungere che non tutto ciò che risulta dimostrato secondo i criteri universalmente accettati come scientifici viene poi riconosciuto a livello ufficiale o lo si tiene in pratica nella dovuta considerazione. Succede spesso quando si tratta di concetti rivoluzionari o che vanno contro gli interessi del sistema e il dr. Mastrangelo ce ne fornisce diversi esempi, come quello davvero eclatante del dr. Peter Duesberg, virologo n.1 al mondo noto come il maggiore dissidente della teoria ufficiale sull' AIDS e per questo emarginato e screditato pubblicamente dalla comunità scientifica.
Non posso dilungarmi oltre per ovvi motivi, posso solo rimandare ai due
libri già citati nel precedente post (che sviluppano e aggiungono molto altro a
quanto io ho solo accennato), sottolineando quelle che a me sembrano di primo
acchito le principali differenze tra quello di Mastrangelo, "Il Tradimento di
Ippocrate" e "Il Potere
Occulto dell' Industria della Sanità" di recente
pubblicazione.
Entrambi molto completi ed estremamente interessanti, il primo si concentra
di più ad analizzare e criticare gli aspetti scientifici e i fondamenti della
pratica medica, dissacrando il mito dell'infallibilità della scienza
medica, soffermandosi ad esempio a considerare le gravi conseguenze
presenti e future del dissennato uso degli antibiotici, come pure condannando
la chemioterapia nella cura dei tumori, essendo del tutto evidente la sua
tossicità.
Il secondo invece è incentrato più sugli aspetti politico-istituzionali,
specificando dettagliatamente le trame internazionali tra
multinazionali-istituzioni-organizzazioni non governative-media, come si controlla
la ricerca, le pubblicazioni specialistiche e la diffusione d’informazioni
scientifiche sui media.
Voglio ricordare che anch'io nel mio piccolo ho scritto qualcosa nei miei due articoli su Big Pharma.
Non potrei chiudere questo post senza ricordare i due pionieri della critica al sistema sanitario: il dr. Robert Mendelsohn, e Ivan Illich.
Voglio ricordare che anch'io nel mio piccolo ho scritto qualcosa nei miei due articoli su Big Pharma.
Non potrei chiudere questo post senza ricordare i due pionieri della critica al sistema sanitario: il dr. Robert Mendelsohn, e Ivan Illich.
Il primo è stato un pediatra americano plurititolato, autore di libri di
successo noto per le sue feroci critiche, nonché per il suo spiccato umorismo
che spesso e volentieri assumeva toni sarcastici nelle sue invettive
contro la Medicina Ufficiale. Come quando in una conferenza del 1979 paragonava:
la medicina moderna a una Religione che, come ogni religione che
si rispetti, ha i suoi dogmi,
il sistema sanitario a una Chiesa che si allea con lo Stato per
imporre i suoi sacramenti (=vaccinazioni), che conduce la Santa
Inquisizione contro gli eretici (=medicine alternative) e lava il peccato
originale col battesimo (=obbligo di instillare
gocce di pericoloso nitrato d'argento negli occhi di tutti i neonati, dando per
scontato che ogni madre abbia la gonorrea.
Ricordo anche un' intervista in cui l' autore di "Confessions of a
Medical Heretic" (il suo best-seller) si mostrava particolarmente
esplicito nell' invitare i medici a cambiare mestiere (dichiarazione che
appoggio senza riserve).
Concludo con una massima di Ivan
Illich, scrittore, storico, pedagogista e filosofo austriaco, che riassume
tutto quanto è stato detto qui (lui però l' aveva già capito negli anni '70):
"La
medicina moderna è la negazione della salute.
Essa non è
organizzata per servire la salute dell'uomo, ma soltanto se stessa come
istituzione.
Essa fa
ammalare più gente di quanta ne curi."
Michele Nardella
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